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Vladimiro Agostini, presidente di Veritas: "Lo scrivono pure i giudici, nessun pericolo per i cittadini a causa dell’impianto di Fusina”

Mercoledì 15 Giugno 2022

Rifiuti

L’impianto della società Ecoprogetto (controllata da Veritas) che a Fusina trasforma il Combustibile solido secondario (Css) in energia elettrica è sicuro e perfettamente in regola con le leggi, le norme e le autorizzazioni necessarie.
Lo hanno certificato anche i giudici, prima con la sentenza del Tar Veneto e poi con quella del Consiglio di Stato dello scorso maggio, che tra l’altro scrive la parola fine riguardo alla possibilità di presentare ulteriori ricorsi.
I cittadini, dunque, non hanno nulla da temere da un impianto moderno, i cui scopi sono di evitare al nostro territorio crisi legate alla gestione dei rifiuti oltre che recuperare energia dalle frazioni non riciclabili dei rifiuti raccolti.
Chi, nei mesi scorsi, avesse avuto il tempo di leggere le farneticazioni dei “comitati del no”, potrebbe ora consultare anche le sentenze dei giudici del Tar e del Consiglio di Stato, qui pubblicate. C’è scritto chiaramente, a dispetto delle falsità sostenute dai comitati, che non ci sono rischi per la salute e l’ambiente, né si tratta in alcun modo di argomenti che riguardano le tasche dei cittadini o le finanze pubbliche, certamente impegnate più a sostenere i costi dei trasporti necessari a trasferire in altri impianti i rifiuti non recuperabili, invece che usati per investire in locali impianti efficienti: un doppio spreco economico e ambientale. Infatti, non ci sono speculazioni nascoste, le autorizzazioni sono perfettamente legittime, l’iter è stato trasparente e regolare in base a quanto previsto dalle norme vigenti, né, tantomeno, c’è mai stata da parte di Veritas (né mai ci sarà) la pervicace volontà di inquinare l’ambiente.
Tuttavia nel nostro Paese, pur essendo legittimati dai Tribunali dove gli sconfitti “comitati del no” hanno sviluppato la convinzione di essere vittime di un complotto tra i poteri dello Stato, qualcosa da temere c’è, dal momento che essi minacciano nuovi sconquassi: i toni di chi non sa perdere e non riesce a prendere atto della realtà non sono rassicuranti e fanno temere, obbligando tutti ad alzare la guardia. Ricordo che solo qualche mese fa orde di persone sono abusivamente entrate negli stabilimenti di Porto Marghera per manifestare contro pericoli che in realtà loro stessi hanno provocato o fatto correre a tutti.
Il modello di gestione dei rifiuti raccolti da Veritas nel territorio in cui opera (i 44 Comuni della Città metropolitana di Venezia e Mogliano Veneto) è piuttosto semplice; è invece complessa la gestione dei rifiuti urbani e assimilati. Per capirlo serve impegno, studio, comprensione e non certo l’applicazione ideologica e aprioristica di chi non ha alcuna responsabilità di gestione.

  • La prima attività più rilevante è assicurare alla cittadinanza - in tutte le stagioni che, piaccia o meno, sono contraddistinte anche dalle presenze turistiche - la raccolta ordinaria dei rifiuti senza incorrere in emergenze o difficoltà insuperabili, considerate le caratteristiche del nostro territorio. Il grande movimento turistico e pendolare (50 milioni di presenze, in periodo pre Covid) si riversa in un territorio speciale dal punto di vista ambientale, densamente popolato, comunque ricco di fabbriche, grandi infrastrutture, imprese artigiane, università, città, cittadine e paesi, commerci e città d’arte. Si tratta di un fiume sia di persone che di masse economiche e sociali che gli Enti di governo debbono contribuire a gestire. E’ un territorio con un tale impatto, da far coniare persino il felice slogan “Veneto, terra di Venezia”. In tutto ciò Veritas deve solo garantire i servizi pubblici essenziali (acqua e rifiuti) che le sono stati affidati. Quindi, anche perché fa parte delle capitali mondiali del turismo, il nostro territorio – grazie al modello di raccolta di Veritas e alla collaborazione di Comuni, cittadini e imprese – punta a un’elevata qualità dei servizi e registra risultati eccellenti: la media del 73% di raccolta differenziata (che può ancora migliorare) è ai vertici italiani ed europei, sebbene si confronti con luoghi molto meno complessi, ricchi o popolati. Non si tratta di un sogno o di belle parole: dal 2015 la Città metropolitana e il Comune di Venezia sono risultati ai vertici (alternandosi al primo e al secondo posto) delle classifiche di Ispra per la quantità di raccolta differenziata.
    Ma certo nessun primato basta mai in patria, nemmeno quello di vedere riciclato/recuperato effettivamente più del 90% dei rifiuti raccolti. Disporre di una adeguata organizzazione per le raccolte dei rifiuti nel territorio della città metropolitana di Venezia non è uno scherzo, ma è ormai una realtà in corso di sempre più accurato dimensionamento e dove si può ottenere, anche di crescita della qualità e della economicità, talvolta frutto di standardizzazione.
     
  • Un secondo problema, ancora più complesso, è quello che ha messo (e mette) in crisi molte grandi e importanti realtà del nostro Paese: dove portare i rifiuti una volta raccolti e cosa farne? Dopo la raccolta, i rifiuti possono essere selezionati o avviati direttamente al riciclo o allo smaltimento. Nel nostro territorio, questo avviene negli stabilimenti di aziende controllate da Veritas, che si trovano a Porto Marghera, dove vengono peraltro riciclati o valorizzati anche rifiuti raccolti nelle aree portuali. Il 73% delle 519.124 tonnellate di rifiuti raccolte nel 2021 nel nostro territorio è passato attraverso queste piattaforme ed è stato successivamente immesso nelle varie filiere industriali per essere riciclato, riutilizzato o trasformato. La selezione e valorizzazione dei rifiuti differenziati non è solo confinata alla Venezia metropolitana, ma aperta anche ad altre province venete. Anche questo forse a qualcuno non sembra essere un buon risultato, invece lo è: l’economia verde non è “la pattumiera del Veneto”, ma viceversa la capacità di gestire una risorsa ambientale nuova e rinnovabile. Un tempo si chiamava rifiuto, oggi è l’economia circolare, in grado di salvare l’ambiente e contrastare il cambiamento climatico. Nessuno vuole vicino a casa impianti che trattano rifiuti, ma l’economia circolare li richiede. Per questo il Gruppo Veritas ha sviluppato un Ecodistretto.
     
  • Il rifiuto secco residuo, anche se crescentemente di meno, esiste. C’è qualcosa di buttato via malamente o di eccessivamente deteriorato che non può essere riciclato; questa, sebbene su scala metropolitana sia poca cosa e nonostante si possa avviare al riutilizzo materiale proveniente anche dal rifiuto indifferenziato grazie agli impianti di raffinazione, esisteranno sempre minimi scarti recuperabili, però energeticamente. Questi scarti tra i rifiuti diventano Combustibile solido secondario (in peso rappresentano circa il 10%, 60-70.000 tonnellate) e quindi in energia: è così che Veritas avvia al riciclo, trasforma o riutilizza fino al 97% dei rifiuti raccolti. Solo il 3% del totale, infatti, finisce in discarica.

Non è sempre spiegabile il motivo per cui i comitati che questi mesi hanno riversato (peraltro inutilmente) bugie e mistificazioni nascono e fanno adepti inventando fantomatici nemici dell’ambiente, con rumorose quanto miopi campagne mediatiche. Probabilmente i comitati hanno bisogno di un nemico contro cui combattere, ideale se è grosso e pubblico, perché talvolta questo può essere un trampolino di lancio per carriere di vario genere. Se ne sono viste infatti anche questa volta di candidature o di qualche carriera montata su queste bugiarde negazioni, ammantate dalla lettura pseudo scientifica e metodica di chi fa della mistificazione una perniciosa, quanto abusiva, arte retorica.
Questi comitati – sconfitti dai giudici, dalle norme, dalla verità e dalla scienza oltre che dalle persone di buon senso – non hanno fatto mancare i loro sproloqui negativi, falsità e finzioni, perfino attribuendo intenzioni speculative ai rappresentanti o agli amministratori di Veritas, nella speranza che potesse trovare conferma l’adagio secondo il quale “una bugia raccontata cento volte, diventa verità”.
E’ una vecchia tecnica, che fu fortunata nel 1917 in Russia, oggi amplificata nell’epoca dei social e quantomeno esempio di democrazia praticata. Tuttavia non basta per sovvertire almeno una verità, ovvero che i rifiuti prodotti da cittadini e imprese della Città metropolitana di Venezia sono raccolti e riciclati al massimo delle possibilità che il sistema industriale e l’economia verde oggi ci permettono. Una seconda verità è che la struttura impiantistica che prepara i rifiuti raccolti nel nostro territorio e li avvia al riutilizzo funziona, ed è stata progettata con lungimiranza ed efficacia. I rifiuti poi non sono “bruciati” così come vengono prodotti ma vengono lavorati e trasformati in Css: un combustibile più simile ad una biomassa che non a un rifiuto pieno di plastica. E’ per questo che le emissioni sono e saranno sempre molto più basse dei limiti di legge.

Su questo argomento Veritas non teme smentite ed è in grado di dimostrarlo in ogni sede.

Il fatto di non trovarsi nella situazione che stanno vivendo nel campo dei rifiuti Roma o Palermo (e prima Napoli), non è una concessione degli dei o un colpo di fortuna, ma frutto di un lavoro e di tanti progetti, anche di politica territoriale e urbana. Gli enti territoriali competenti hanno quindi agito in forma coordinata per le competenze possedute, ottenendo risultati concreti e consentendo un ordinato sviluppo di servizi pubblici essenziali efficienti ed efficaci. Certo, ci sono ancora problemi da risolvere, ma sono infinitamente minori a  quelli di dieci anni fa o comunque molto meno di quelli che molte comunità non sono riuscite a fare, magari chiedendo l’intervento commissariale, col bene che porta.
Negare quindi che il sistema di raccolta, selezione, valorizzazione e recupero dei rifiuti urbani dell’Area metropolitana di Venezia sia ai vertici delle prestazioni ambientali nazionali ed europee è certamente un argomento da perdenti proto-rivoluzionari in liquidazione. La Città metropolitana veneziana, grazie anche al paziente lavoro dei Sindaci e assessori del territorio che si sono succeduti negli ultimi 15 anni, è oggi all’avanguardia, per merito di un sistema impiantistico ad alta efficienza ambientale e lo resterà grazie agli impianti in corso di rinnovo e ristrutturazione.
La gerarchia dei rifiuti impostata dall’Unione europea è quindi rispettata nel dettaglio, ma anche praticata molto prima dei tempi di adeguamento che la stessa Ue ha fissato, a riprova della bontà di un progetto che ha posto come primo obiettivo la sicurezza e la salvaguardia dell’ambiente. In sostanza, il sistema di impianti necessari a soddisfare le esigenze di una comunità di oltre un milione e mezzo di persone (con picchi di 10 milioni di abitanti equivalenti durante la piena stagione turistica) è stato progettato per fornire una straordinaria flessibilità al proprio territorio, avviando all’effettivo riciclo, riutilizzo e recupero energetico il 97% dei rifiuti raccolti, limitando al 3% l’utilizzo della discarica e, in tutti i casi la termovalorizzazione interessa solamente l’8/10 % dei rifiuti non riciclabili. Un sistema di smaltimento efficiente ed efficace che ha pochi rivali dal punto di vista ambientale ma che evidentemente non piace tanto a chi contesta, magari animato da ideologie o da altre finalità.

Vladimiro Agostini
Presidente di Veritas